Covid-19, scoperta in Italia una sostanza naturale in grado di bloccare il virus

covid-19 blocca sostanza naturale foto free pixabay

Una nuova sensazionale scoperta, tutta italiana, che sarà molto utile nella lotta al Covid-19. I ricercatori dell’Università Federico II di Napoli e dell’Università di Perugia hanno individuato una sostanza naturale, già presente nel corpo, che può bloccare l’assalto del Sars-Cov-2.

Lo studio ha permesso di scoprire alcune molecole endogene in grado di impedire l’ingresso del virus nelle cellule umane.

Queste molecole si differiscono in due categorie: alcune sono di natura steroidea, altre sono degli acidi biliari, ossia delle sostanze sostanze prodotte nel fegato e nell’intestino dal metabolismo del colesterolo. E’ stato appurato che esse sono in grado di fermare l’infezione del Covid-19 quando la carica virale non è molto elevata.

Angela Zampella, direttore del Dipartimento di Farmacia dell’ Università di Napoli Federico II, ha sottolineato come questa sostanza sia già presente nel nostro corpo:”

“È una sostanza del tutto naturale presente anche in alimenti come la liquirizia e l’olio d’oliva e agiscono con lo stesso meccanismo. Permette di bloccare l’ingresso del virus nella cellula”.

Questa scoperta permetterà ai ricercatori di individuare nuove terapie e meccanismi di prevenzione in attesa del vaccino che dovrebbe essere pronto entro l’autunno.

Una volta terminato lo studio si passerà alla stesura di un protocollo terapeutico che verrà proposto all’Aifa.

Attualmente la ricerca si trova in fase di pre-print sul sito BioRxiv: a contribuire all’importante scoperta sono stati il gruppo del dottor Bruno Catalanotti, approcci computazionali, della professoressa Angela Zampella, chimica sintetica e della dottoressa Adriana Carino, biologia molecolare. Lo studio ha coinvolto anche il gruppo guidato dal professore Stefano Fiorucci e i team di microbiologia e di malattie infettive dell’Università di Perugia.

Nel frattempo ci sono buone notizie anche sul vaccino. Il preparato dell’Università di Oxford e dell’Irbm di Pomezia promette bene. La sperimentazione è già in una fase avanzata e si prevede possa essere pronto entro il prossimo ottobre.