
A settembre gli studenti universitari iscritti al quarto e al quinto anno diventano insegnanti nelle scuole dell’infanzia e nelle primarie. Una decisione che ha lasciato l’amaro in bocca a diversi pedagogisti che non ritengono gli studenti all’altezza dell’annoso compito.
D’altro canto il Ministero dell’Istruzione non ha mai nascosto di essere preoccupato per la mancanza di personale scolastico (insegnanti e bidelli). Le stime parlano chiaro, con l’inizio dell’anno scolastico bisognerà trovare 250.000 candidati da assumere a tempo determinato.
Gli studenti diventano insegnanti
Coloro che stanno terminando il terzo anno di Scienze della Formazione primaria e che hanno assolto almeno 150 sui 300 crediti totali previsti dal corso, a settembre saliranno in cattedra. E avranno l’importante compito di prendersi cura ed insegnare ai bambini dell’infanzia e della primaria.
Un compito, secondo i più famosi pedagogisti, non all’altezza della poca formazione dei 22enni ancora ben lontani dalla Laurea. Le graduatorie prevedono due fasce: la prima sarà riservata a coloro che sono in possesso dell’abilitazione ovvero i soggetti diplomati alle magistrali o i laureati in Scienze della Formazione primaria.
Mentre la seconda fascia coinvolgerà gli studenti scritti al quarto e quinto anno di università. Il problema riguarda principalmente il Nord, in cui non ci sono candidati né per le assunzioni e nemmeno per le supplenze lunghe.
Secondo la Cisl 50 mila delle 85 mila cattedre vacanti sono concentrate principalmente in 6 regioni: Piemonte, Lombardia, Emilia Romagna, Veneto e Friuli Venezia Giulia.
18 mila sono i posti vacanti per la scuola primaria. Un problema che sarebbe adesso risolto se il concorso ordinario (con 17 mila vincitori) fosse stato bandito un anno fa.
Cambi di Governo e ministri però hanno spostato l’attenzione su altro e il tutto è stato rimandato. Ecco il motivo per cui si è deciso di aprire le porte della scuola anche a coloro che ancora non si solo laureati.
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