
Tiziano Ferro nel film-documentario Ferro racconta il dramma della dipendenza.
“Ero un alcolista, volevo morire. Bevevo da solo per non pensare al dolore, alla tristezza”.
Il docu-film sarà disponibile su Prime Video dal prossimo 6 novembre, la confessione l’artista non l’ha voluta mai fare prima per paura di mostrare le sue fragilità.
“Bevevo quasi sempre da solo, l’alcol mi dava la forza di non pensare al dolore e alla tristezza, ma mi portava a voler morire sempre più spesso”. Sono queste le parole che il cantante rivela sulle pagine del Corriere della Sera in uscita domani 16 ottobre.
“Una sera la band mi convinse a bere. E da lì non mi sono fermato più […] L’alcolismo ti guarda appassire in solitudine, mentre sorridi di fronte a tutti”.
Il motivo di questa dipendenza è legato a cinque parole:
“Alcolista, bulimico, gay, depresso, famoso. Pure questo, famoso, mi sembrava un difetto, forse il peggiore”.
Tiziano Ferro parla della sua giovinezza, dei suoi problemi con il peso (era arrivato a pesare 111 chili per poi scendere a 70), il bullismo e la sofferenza.
“Non sono mai stato il primo della classe, ero anonimo, non bello, per niente atletico, anzi grasso, timido, i ragazzi mi chiamavano ciccione, femminuccia, sfigato. Aspettavo che qualcuno intervenisse per difendermi, ma non succedeva mai. Vivevo perennemente frustrato, incazzato e anche umiliato. Poi ho cantato per la prima volta e il mondo è cambiato”.
Ha affrontato varie difficoltà prima di giungere al coming out. Alcuni discografici gli affiancavano sempre una donna sulla schermo, è stato fidanzato con donne pur di nascondere la sua omosessualità. Dieci anni fa poi, ha deciso di fare coming out.
La musica lo ha aiutato ad uscire fuori in quei momenti tanto difficili, “era l’unica cosa che avevo“, spiega il cantante. “Un canale per esprimermi in un mondo nel quale non mi riconoscevo“. Sono stati diversi i motivi di sofferenza che oggi è finalmente riuscito a superare.