Coronavirus, nuove scoperte importanti dal mondo

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Nella lotta al Coronavirus, nuove scoperte recenti possono renderci più consapevoli nella lotta al grande nemico del 2020. Le continue ricerche e lo straordinario lavoro di scienziati di tutto il mondo, stanno portando ogni giorno novità importanti sul COVID. Lo riporta Microsoft News.

Coronavirus, nuove scoperte importanti dell’OMS

Secondo l’OMS, le goccioline che rimangono sospese nell’aria sono estremamente pericolose per il contagio. Per rendere i luoghi chiusi sicuri è fondamentale quindi la ventilazione degli ambienti.

Nei giorni scorsi si era diffusa la notizia dello studio italiano sui raggi UVC, che si è scoperto essere efficaci contro il virus. Un dettaglio non trascurabile è che tali raggi sarebbero pericolosi anche per l’uomo.

Capitolo letalità: un’analisi afferma che questa si aggira intorno all’1% contro lo 0,1% dell’influenza stagionale. L’alta percentuale di anziani in Lombardia sarebbe stata una delle cause dell’elevata mortalità nella regione settentrionale.

L’ipotesi iniziale dei decessi per altre patologie è stata smentita. Dopo un’attenta analisi si è notato che nell’89% dei decessi, l’infezione da Coronavirus è la causa direttamente responsabile, anche se coincideva con altre patologie.

Un virus insidioso

Chi si è già ammalato sviluppa anticorpi al virus? A quanto pare durerebbe soltanto per poco tempo. Secondo i ricercatori del King’s College, il livello di anticorpi raggiunge il suo picco dopo circa tre settimane, abbassandosi drasticamente dopo tre mesi.

A lungo negata, nelle ultime settimane è stato dimostrato che il passaggio del Coronavirus in gravidanza è possibile. Anche se l’infezione attraverso la placenta non implica necessariamente rischi per il feto, la trasmissione è un evento raro ma non irrealizzabile.

Dopo il doppio tampone negativo non è detto che i sintomi spariscano. Sembrerebbe che alcuni ex pazienti riferiscano a 60 giorni la persistenza di un sintomo. Alcuni malati gravi, inoltre, sembrerebbero aver contratto problemi respiratori cronici anche dopo la guarigione.

Si ipotizzava che persone con gruppo 0 fossero meno a rischio contagio, mentre quelle con gruppo A rischio inferiore di terapia intensiva. Recenti studi hanno concluso che la letalità non dipende dal gruppo, mentre hanno confermato una probabilità inferiore di diagnosi positiva per il gruppo 0.

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