
Il professor Giuseppe Remuzzi, direttore dell’Istituto di ricerche Farmacologiche Mario Negri, ha rilasciato un’intervista al Corriere nel corso della quale ha dato alcuni importanti aggiornamenti circa lo stato attuale dell’epidemia di Covid-19.
E’ possibile che la Lombardia possa essere nuovamente chiusa?
“Per carità, no! L’Istituto superiore della Sanità e il governo devono capire quanto e come è cambiata la situazione rispetto al 20 febbraio. Altrimenti, si contribuisce, probabilmente in modo involontario, a diffondere paure inutili”.
Neanche tenendo presente che in Lombardia si concentrano l’80%, in media, dei nuovi casi giornalieri?
“Giustamente la gente si spaventa quando sente quei dati, ma vanno spiegati correttamente: Qui all’Istituto Mario Negri stiamo per pubblicare uno studio, che permetterà di capire la situazione attuale”
Ovvero?
“Abbiamo effettuato uno studio su 133 ricercatori del Mario Negri e 298 dipendenti della Brembo. In totale abbiamo individuato quaranta positivi. Ma la positività di questi tamponi emergeva solo con cicli di amplificazione molto alti, tra 34 e 38 cicli, che corrispondono a 35.000-38.000 copie di Rna virale”.
“Stiamo parlando di casi di positività con una carica virale molto bassa e non contagiosa. Li chiamiamo contagi, ma sono persone positive al tampone”.
E’ l’unico studio ad affermarlo?
“Uno studio del Center for Disease Prevention della Corea, effettuato su 285 persone asintomatiche positive, ha rintracciato 790 loro contatti diretti. Quante nuove positività? Zero. E le risparmio altri studi che vanno in questa direzione”.
L’attuale sistema basato sui tamponi è sbagliato?
“No, ma sta andando avanti in modo burocratico con delle regole che non tengono conto di ciò che emerge via via dalla letteratura scientifica”.
Il fatto che anche ieri siano stati registrati 216 nuovi casi in Lombardia su 333 in tutta Italia non è preoccupante?
“No, se hanno una carica virale molto esigua. Perché non possono contagiare gli altri”.
E se invece la carica virale fosse abbastanza per contagiare?
“Abbiamo un modo per scoprirlo: bisogna capire quanto virus c’è sui nuovi tamponi positivi. Il Sars-Cov-2 non è mutato, è lo stesso. Ma per ragioni che nessuno ancora conosce in quei tamponi ce n’è poco, molto meno di prima.”