
L’Italia, con qualche difficoltà, si sta mettendo alle spalle l’incubo coronavirus. La situazione da diverse settimane è molto più gestibile rispetto ai giorni neri di marzo e aprile. I contagi giornalieri (ad eccezione della Lombardia) calano lentamente ma costantemente, così come il numero di morti e ricoverati in terapia intensiva. Ieri sul suo profilo Facebook l’infettivologo Matteo Bassetti ha provato a fare qualche previsione per il futuro prossimo.
Le previsioni per i prossimi mesi
Il direttore della Clinica delle malattie infettive dell’ospedale San Martino di Genova ha lanciato messaggi tutto sommato ottimisti: “Ci stiamo avvicinando lentamente al traguardo dei contagi 0. Da diversi giorni non si registrano nuovi ingressi in terapia intensiva. Possiamo dire che siamo vicini al traguardo: aver controllato il primo focolaio europeo di COVID-19”. Ma non è ancora il tempo di festeggiare e dimenticarsi delle misure di precauzione: “Bisogna avere un altro po’ di pazienza. Magari ad agosto potremo rivedere nasi e bocche anche degli sconosciuti”, lasciando intendere che, forse, per il mese più caldo dell’anno potrebbe venir meno l’obbligo di indossare la mascherina.
Bassetti non si sbilancia
Bassetti ha poi parlato di un tema che interessa tutti gli italiani: cosa succederà in autunno? Ci sarà o meno la famosa “seconda ondata”? Il medico non si sbilancia: “Nessuno può saperlo. Qualsiasi previsione fatta oggi equivale a quelle fatte a gennaio per la pandemia incombente”. Ma in generale, come il dottor Zangrillo, Bassetti ha fiducia verso il sistema sanitario: “Per qualche mese ci dovremo convivere, lo conosceremo meglio. Io sono fiducioso dei mezzi a disposizione e sono ottimista: se si presenterà con le stesse caratteristiche dell’ultima coda, non avremo grandi difficoltà a gestirlo”. In chiusura Bassetti ha parlato di alcune emozioni provate nei primi giorni della pandemia: “Ci disturbava andare a trovare i pazienti e non essere riconoscibile, perché eravamo bardati. Abbiamo dato ai nostri infermieri un cartellino molto grande con una foto e il loro nome di battesimo. Così i pazienti possono dare un nome e un volto a chi si sta prendendo cura di loro”.
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