
Il Presidente del Consiglio ha annunciato che non ci sarà rinnovo Quota 100 e il dubbio sorge subito: che riforma pensioni avremo? Secondo quanto riportato su Proiezioni di Borsa, l’annuncio coram populi di Giuseppe Conte ha lasciato tutti un po’ perplessi sul futuro. Cosa potrebbe succedere?
Un nuovo sistema
Il dubbio è piuttosto semplice: se Quota 100 non sarà rinnovata, che riforma pensioni avremo? Una riforma delle pensioni è un must, è obbligatoria per diverse ragioni. Innanzitutto perché il sistema non è più sostenibile e sopratutto perché senza questa riforma, l’Europa non ci darà i soldi del Next Generation EU.
Il nuovo sistema dovrà essere efficiente più degli attuali ma consentire flessibilità senza aggravare la situazione dell’Erario. Non è certamente un compito semplice, ci hanno provato, con scarsi risultati in tanti. Non è servito nemmeno cambiare sistema di contributi, passando da uno puramente retributivo ad uno misto, ossia sia retributivo che contributivo. L’obiettivo primario dovrà essere, sempre e comunque, quello di controllare i costi di bilancio. Il governo Monti provò con la riforma Ferrero, tristemente ricordata per i paletti molto stringenti messi ai lavoratori ma assolutamente necessaria per non mandare tutto il sistema italiano a gambe all’aria.
Quale sarà il futuro della riforma pensioni?
Le recenti soluzioni, come Quota 100, non risolvono affatto il problema ma risultano soltanto manovre create a scopo elettorale che fanno il contrario della Fornero. In questo modo vanno a creare una generosità pensionistica che non ci possiamo permettere.
Il Governo sta cercando una soluzione ma non è assolutamente facile. L’obiettivo, comunque, deve essere uno e chiaro: non creare uno “scalone”, cioè un gap di età, dopo quota 100. Molte soluzioni sono allo studio ma non c’è ancora niente di definitivo, purtroppo, vista la complessità della materia. La settimana che si apre domani vedrà molti incontri tra il Governo ed i sindacati che hanno moltissimi pensionati nelle loro fila.
La soluzione che si prospetta sembra dura ma necessaria. Per chi vuole andare in pensione prima degli anni previsti normalmente, ci sarà una decurtazione di almeno il 2% per ogni anno di contributi non versati. Per esempio, se una persona volesse andare in pensione 5 anni prima, avendo maturato i requisiti, prenderebbe il 10% in meno.
L’intento, dichiarato da sempre, è di arrivare al 2038 con il minor deficit possibile per i conti dell’Erario, cercando di mantenere in limiti accettabili la spesa previdenziale di una nazione sempre più vecchia come l’Italia è da tempo, purtroppo. Questo risultato di equilibrio si potrà avere solo con un sistema di pensioni autosufficiente, quindi in grado di reggersi da solo. Per fare questo, i sacrifici dovranno farli certamente i futuri pensionati che prenderanno ancora meno degli odierni.
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