Silvia Provvedi commenta l’arresto del compagno Giorgio De Stefano

silvia provvedi foto free instagram

Silvia Provvedi ha rilasciato alcune dichiarazioni sull’arresto del compagno Giorgio De Stefano.
A tre giorni dalla retata che ha portato il suo partner in carcere, Silvia ha pubblicato un post su Instagram per commentare quanto accaduto e aggiornare i fan. Per la cantante de Le Donatella è stato davvero un brutto colpo: appena pochi giorni prima aveva messo al mondo la piccola Nicole, primogenita della coppia.

 “Ritengo doveroso dover dire due parole alle tantissime persone che mi vogliono bene e che mi stanno esprimendo solidarietà, vi ringrazio tutti di cuore”, ha esordito.

Silvia ha poi spiegato di non voler entrare nei dettagli e che aspetterà che le indagini facciano il proprio corso. Solo dopo forse rilascerà nuovi commenti sulla situazione che sta vivendo il suo compagno Giorgio:

“Non parlerò più di questa triste vicenda che ha coinvolto me e tutta la mia famiglia fino alla conclusione delle indagini, perché penso sia una mancanza di rispetto nei confronti di una magistratura in cui ho sempre creduto e in cui credo tutt’ora”.

La 26enne ha concluso rinnovando il proprio amore e la sua vicinanza alla sua dolce metà.

Le accuse al compagno di Silvia Provvedi:

Giorgio De Stefano è finito in manette nell’ambito di un’operazione anti-mafia che ha portato all’arresto di 21 persone legate alla ‘Ndrangheta, fiancheggiatori dei clan De Stefano-Tegano, Libri e Molinetti.
Gli arresti sono avvenuti in contemporanea fra Reggio Calabria, Milano, Como, Napoli, Pesaro, Urbino e Roma. Le accuse sono varie: associazione mafiosa, estorsione a imprenditori e commercianti, detenzione e porto illegale di armi, aggravati dal metodo e dalla agevolazione mafiosa.

Secondo quanto riferito da Repubblica, Giorgio De Stefano, aveva il compito di gestire gli affari di famiglia al nord, evitando di attirare l’attenzione. Nonostante si fosse allontanato da casa, la famiglia contava su di lui.
Quando il clan chiamava – si legge ancora su Repubblica – l’imprenditore tornava a vestire i panni del giovane boss. Interveniva per sedare tensioni, imporre accordi e dettare regole”

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